domenica 14 aprile 2013

Le cosiddette politiche per la famiglia - Il quoziente Roma


 L’avvicinarsi della campagna elettorale per il rinnovo dei rappresentanti al comune di Roma e nei nostri municipi riporta al centro del dibattito, questa volta cittadino, le questioni riguardanti la famiglia.

Purtroppo una parte delle forze politiche (comunemente identificate nell’ambito della “sinistra”) ha esplicitamente scelto un candidato per la carica di sindaco un personaggio  distante dai nostri principi e valori, cosa questa che, per noi, lo rende improponibile.

Un’altra parte delle forze politiche, (comunemente identificate come “destra”) ha scelto di proporre la riconferma del sindaco uscente.

Riconferma che non tiene conto, a nostro avviso, delle incredibili vicende avvenute in questi anni di governo cittadino.

Anche in questo caso noi riteniamo di non confonderci.

Se la “famiglia” è attaccata frontalmente da una miriade di proposte (riconoscimento delle coppie di fatto, adozioni a nuclei omosessuali, etc...) essa è anche attaccata da un uso e abuso, strumentale ai fini elettorali, del suo termine.

Un uso e abuso, che tende a confondere per costruire una carriera elettorale o far dimenticare certi comportamenti, dell’utilizzo della parola “famiglia” evocando, così, concetti che nella realtà non trovano riscontro, per certi versi questo può essere inteso come l’attacco più subdolo.

Abbiamo, quindi, deciso di spendere una parola di verità sul “quoziente familiare” al fine di spiegare cosa sia e smascherare coloro che utilizzano questo termine per evocare un impegno verso la “famiglia” che, come vedremo, non esiste.

In via preliminare dobbiamo dire due cose:

  • non abbiamo allo stato attuale una definizione, univoca e condivisa, di “quoziente familiare” e nemmeno una sua, univoca e condivisa,  evidenza operativa, in sostanza ne esistono diverse versioni e questo pone, quantomeno un problema analitico metodologico e comparativo;

  • in generale, il sistema fiscale adottato, favorisce o meno l’azione di intervento dello stato e la distribuzione del carico fiscale tra i contribuenti ma non risolve il problema della sufficienza delle risorse, se la coperta è troppo corta un diverso sistema fiscale la sposterà da una parte o dall’altra del letto ma rimane sempre corta.
  
Esistono diversi sistemi fiscali.

Nel corrente indirizzo si preferiscono i sistemi fiscali basati sulla capacità contributiva del soggetto passivo d’imposta.

In diversi paesi la capacità contributiva del soggetto passivo di imposta qualificato come persona fisica tende a comprendere oneri gravanti a soggetti a lui collegati.

Il collegamento viene individuato nel concetto di “famiglia fiscalmente rilevante”.

Questo è già in vigore oggi in Italia.

Il meccanismo è attuato attraverso il sistema delle deduzioni (diminuzioni dell’imponibile fiscale) e delle detrazioni (diminuzioni dell’imposta dovuta).

La proposta, come ho segnalato prima è ancora in cerca di definizione, si basa sulll’intuizione di abbattere l’imponibile fiscale del soggetto passivo in base alla quantità (1/2/3/4, etc. figli)/qualità (figli sani, portatori di handicap, invalidi, etc. ) dei componenti il nucleo familiare.

Quindi da una parte abbiamo un sistema che individua il tipo di spesa da agevolare con il meccanismo delle deduzioni e detrazioni, dall’altra abbiamo un meccanismo che abbatte l’imponibile lasciando al soggetto passivo d’imposta la libertà di spesa del risparmio fiscale.

Il meccanismo attualmente in vigore è migliore.

Ad esempio se si vuole agevolare l’acquisto di carrozzine per portatori di handicap basta prevedere una deduzione o una detrazione in materia, lo stesso vale per le spese sanitarie o quelle di istruzione e così via come attualmente avviene.

Il meccanismo del quoziente non garantisce l’intervento agevolativo perché prevedendo un generale abbattimento di imposta non obbliga il soggetto passivo ad effettuare la spesa, lasciando così il bisogno, potenzialmente, insoddisfatto.

Con il quoziente familiare una famiglia con un portatore di handicap otterrebbe una riduzione di imposta senza dover comprare la carrozzina per il portatore di handicap che ne rimarrebbe sprovvisto.

Chiarito questo concetto, ci sembra in maniera sufficiente, sulla dinamica del sistema fiscale dobbiamo spendere ancora una parola su cosa sia successo a Roma e prima a Parma.

Le amministrazioni delle due città hanno chiamato “quoziente familiare” o meglio “Quoziente Parma” o “Quoziente Roma” una cosa diversa da quello che abbiamo spiegato.

Il “quoziente familiare” o “Quoziente Parma” o “Quoziente Roma” proposto ed applicato non è un “sistema fiscale”, come il nome, in ogni caso, evoca ma un correttore di un indice l’ISEE (Indicatore dell Situazione Economica Equivalente) basato su parametri come nucleo familiare, età dei figli, condizioni temporanee di difficoltà economica, etc., che determina la possibilità di avere agevolazioni sui servizzi comunali.

La differenza è notevole e sostanziale: in generale, il sistema fiscale agisce sulle imposte (contribuzione economica indistinta allo stato ed enti locali) e su una generalità di contribuenti mentre gli indicatori agiscono sulle tasse (contribuzione economica distinta a fronte di una prestazione) e solo per alcuni contribuenti.

E’ infatti indicativo come questa agevolazione non sia stata applicata dai comuni di Roma e Parma per le imposte da loro riscosse ma solo per alcune  tasse.

Viene, quindi, fatto passare un messaggio (l’adozione di un sistema fiscale a favore delle famiglie) quello che in realtà è un minor costo di un servizio comunale.

 E’ sufficiente far passare la diminuzione dei costi dei servizi comunali come una politica al cui centro si pone la famiglia?

Non dovrebbe essere già compito, normale, degli amministratori ridurre al massimo i costi di gestione degli enti locali?

Di questo passo gli amministratori potranno inventarsi una diminuzione delle multe automobilistiche rivendicando, anche in questo caso, una attenzione per la famiglia.

All’ignoranza sulla tecnica fiscale, come abbiamo visto, si somma la presa in giro se non il ridicolo. 


Luigi Milanesi

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