giovedì 10 gennaio 2013

Tre considerazioni.

La prima è che dobbiamo impegnarci affinché venga adeguatamente spiegata la nozione di Terzo Polo.
In molti ci chiedono cosa sia e quale sia la sua funzione.
Non è sufficiente la denuncia del fallimento di questo bipartitismo muscoloso che ha condannato l’Italia alla paralisi, non è nemmeno sufficiente la costruzione di una casa comune degli scontenti o degli espulsi dei due poli.
In pratica dobbiamo trasmettere un’anima a questa formazione e questa anima deve essere condivisa da tutti i partecipanti.
Per quanto mi riguarda allora, convinto da questo entusiasmante progetto, prendendo in prestito le parole ricorrenti nello statuto di un altro partito, penso che sia necessario, senza complesso alcuno, comunicare la nostra intenzione di ricostruire un polo nazionale, popolare, aconfessionale di ispirazione cristiana coniugando l’orgoglio dell’essere stati, nel passato, dalla parte giusta della storia con la certezza di indicare, oggi, al nostro popolo la via migliore per la crescita.

La seconda è che dobbiamo porre in maniera inequivocabile la questione della legalità.
Non ricostruiremo la passione ed il ruolo della politica se non poniamo la questione della legalità come elemento costitutivo della nostra testimonianza: controllo del territorio, efficienza della pubblica amministrazione, certezza del diritto e della sua osservanza, lotta alle mafie che soffocano il nostro futuro.
Sul queste concretezze ci dovremo misurare e su questo sarà valutata la nostra testimonianza.

La terza è che dobbiamo modificare l’attuale modello economico che coniugando precarietà nel mondo del lavoro e riduzione dello stato sociale sul fronte pensionistico mina la stabilità delle nostre famiglie.
Non possiamo accettare una politica economica che socializza le perdite e privatizza i profitti e che individua nei tempi difficili come unica soluzione la contrazione degli investimenti in scuola, sanità e servizi e nei tempi migliori indirizzi alle imprese le risorse aggiuntive.
Dobbiamo riprendere in mano la battaglia del giusto valore del lavoro da cui dipende in ultima analisi la vita e la dignità di ognuno di noi e dei nostri figli.

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